La pesca subacquea in 12 lezioni


Titolo: La Pesca Subacquea in 12 Lezioni

Autore: Gilberto Nanetti

Editore: De Vecchi Editore, Milano

Anno di Pubblicazione: 1966

Genere: Tecnico, Manuale

Collana: Biblioteca sportiva De Vecchi N. 9

Note:

*Questo libro é presente nella Libreria di Morgan*


Prefazione:

La strada che attraversa il Neghev proveniente da Beersheva si snoda lungo le rocce più brulle e dai più variopinti colori che sia dato di vedere; rosso cinabro, verde marcio, terra Siena bruciata, giallo cromo; una festa per gli occhi sotto una luce accecante, una calura torrida, soffocante senza un alito di vento, un respiro. Dal motore si alza una cortina di aria surriscaldata che ci altera i contorni del paesaggio, il nastro nero dell’asfalto sembra fradicio di pioggia, e ogni cosa (noi stessi, la strada, il cielo bianco) pare tuffata in una dimensione irreale. Con questo spirito si passa di fronte alle miniere di rame del re Salomone, ci si butta sulla strada che si fa pianeggiante e dritta mentre le rocce si allargano, vera cornice a un pianoro coperto di sassi, sterpi e qualche striminzito arbusto. Al fondo brilla occhieggiando una lingua d’acqua azzurra: l’ultimo lembo del Mar Rosso. Una cittadina ultramoderna di fronte a voi: Eliat; case in cemento dai tetti a terrazza, vetri azzurrati, costruzioni prefabbricate, qualche casetta svedese in legno dipinta di grigio. A sinistra, sfocato nella distanza più apparente che reale, un villaggio arabo: Aqaba, e l’assurdo confine tra Israele e la Giordania passa proprio sotto i vostri piedi, dividendo in due la già sottile lingua di terra. Ma le cose di oggi, di questo mondo dilaniato sembrano farsi lontane, grottesche, di fronte alla straordinaria bellezza d’un mare dalle acque trasparenti, liquido cristallo verde-azzurro dagli scogli chiari balenanti sul fondo. Argentei pesci passano muovendosi appena e la loro ombra li segue sul fondale qualche metro più in là: è il paradiso del pescatore subacqueo. È qui che (ma ancora per poco) è possibile trovare la perfetta sintesi tra ammirazione e studio di mondo ⎯ l’universo acquatico ⎯ per noi ancora sconosciuto, e il desiderio di lottare contro la natura con le sue stesse armi, servendosi delle sue stesse astuzie. Se c’è una creatura inadatta per eccellenza a muoversi nell’acqua questa è proprio l’uomo; non ha capacità d’adattamento propria di certe specie di volatili né la straordinaria, millenaria, assuefazione di certi mammiferi come i delfini: questi, agili fusi grigi dal bianco ventre, si muovono a velocità incredibile, sfrecciano a 60 Km all’ora davanti alla vostra nave dirigendosi grazie al loro naturale, perfettissimo «sonar», s’immergono a profondità notevoli, sfida quotidiana alle più elementari leggi dell’idrodinamica...e noi? Beh, ci accontentiamo d’indossare muta, pinne, maschera e dopo una bella ventilazione immergerci per qualche metro, fare qualche sgambata e risalire ansanti e «spompati». Ma, e la sfida alla natura? Sta proprio nel superare le nostre deficienze, nel combattere ad armi pari con il pesce, nel giocare d’astuzia con lui, nel non utilizzare superfucili o superfiocine per trucidare un misero polpetto ignaro di tutto; e quando alla caccia appassionante s’aggiunge lo spettacolo meraviglioso d’una fauna variopinta, che si muove leggera in un paradiso liquido quale quello delle acque del golfo d’Eliat, allora all’entusiasmo della lotta s’aggiunge una sorta di commozione, una specie di rispetto verso la bellezza della natura, verso questo mondo acquatico la cui conoscenza è cominciata pochi decenni orsono e che è ancora tutto da scoprire, tutto da capire. Rispetto verso la natura che è in fondo anche amore per un ambiente le cui leggi ⎯ pienamente accettate: la lotta per la sopravvivenza e il rischio dei pericoli ⎯ vengono esaltate nel duello pesce-uomo che non sempre ha come vittima il pesce le cui capacità combattive anzi, si fanno di giorno in giorno maggiori, mirabilmente reagendo a quelle astuzie, a quei mezzi di cui solo l’uomo dispone. La fuga verso il fondo con una rapidità alla quale il pescatore subacqueo non può star dietro, rappresenta oggi uno dei più comuni mezzi che ha il pesce a disposizione per neutralizzare l’insidia del cacciatore; così dicasi per quelle cernie che, beffarde, si tengono prudentemente lontane dalla portata del fucile ma quel tanto che basta a dimostrare che sono oramai edotte non dico del tipo dell’arma (sarebbe troppo pretenderlo) ma per lo meno della sua efficacia.... Questo libro, scritto da un appassionato, da un innamorato del mondo subacqueo, vuol essere una piccola ma succosa guida per tutti quelli che, anche senza spingersi fino al Mar Rosso, vogliono partecipare alla vita che si svolge nel mare, vogliono entrare nella schiera di coloro che hanno optato per uno sport difficile ma dalle soddisfazioni incomparabili. E la bellezza delle numerosissime immagini parlerà da sola alla fantasia del lettore per cui siamo sicuri che, girata l’ultima pagina, si precipiterà a fornirsi di tutto l’armamentario per divenire un neofita entusiasta d’una attività sportiva fatta per tutti coloro che si sentono o vogliono rimanere giovani, audaci, vigorosi: la pesca subacquea.
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Una citazione dalla “Lezione ottava - Le possibilità della nostra attrezzatura”:

“....E ora andiamo a caccia. Non andremo certamente sulle spiagge della riviera adriatica ma sulle coste rocciose che del resto abbondano nella nostra penisola. La prima vittima sarà, presumibilmente un muggine, pesce mobilissimo ma estremamente curioso che in branchi ma anche in piccoli gruppi si muove quasi a pelo d’acqua. La caccia al muggine costituisce un buon allenamento sia per la sua mobilità sia perché è estremamente facile inseguirlo. Comincerete a imparare i suoi movimenti, il modo di “chiuderlo” fra voi e gli scogli e il momento utile per colpirlo. E ora un primo avvertimento. Sovente, quando si spara a un pesce in movimento lo si colpisce male, cioè non lo si trafigge. In questo caso, il pesce va a fondo e voi lo vedete dibattersi tentando di fuggire. Ed ecco che voi di colpo dimenticate tutte le misure di prudenza e, temendo vi sfugga, vi immergete magari dopo una breve inspirazione. Discendendo, vi accorgerete che avete calcolato male la profondità e arrivate sul pesce che già siete a corto di fiato mentre il pesce con un guizzo si allontana da voi. Presi dall’orgasmo tentate di inseguirlo, mentre i timpani cominciano a farvi male e il diaframma ha preso a contrarsi. Con un diavolo per capello risalite che, siete esausti. Non importa: quel pesce non vi deve sfuggire. Una sommaria respirazione e via di nuovo sotto e, forse, con lo stesso risultato della precedente immersione, fino a quando, bene o male, riuscirete a fiocinare la vostra preda. Non commettete mai questi errori.”

                                              

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