Presentazione:

Dove sono i confini del mondo? Gli antichi popoli mediterranei li avevano posti alle Colonne d’Ercole, gli Egizi alle fonti del Nilo. Le imprese degli esploratori e dei navigatori li fecero retrocedere fino alla scoperta di tutte le terre emerse, e allora gli uomini ritennero di aver conquistato tutto il «loro» mondo che divisero in cinque continenti. Ci fu chi immaginò, persino chi progettò il viaggio alla conquista di altri pianeti, ma nessuno si rese conto dell’esistenza di un sesto continente immenso e sconosciuto, che giaceva, per tre quarti del globo, sotto il mare. La Spedizione Subacquea Italiana nel Mar Rosso ha iniziato l’esplorazione e lo studio di questo «continente», con metodi e mezzi tecnici di tipo nuovo, e io sono certo che i risultati acquisiti saranno di grande interesse per tutti gli specialisti. Ma è importante che queste notizie non rimangano patrimonio di pochi. É importante che tutti si abituino a pensare al mare in modo nuovo, domestico, così come tutti si sono abituati, in pochi anni, all’idea di volare. Per questo motivo, io sono grato a Folco Quilici per l’intelligente divulgazione letteraria e cinematografica del nostro lavoro e di talune mie conclusioni. Con la diffusione di opere come questa, maturerà tra non molto una nuova valutazione del mondo dell’uomo. La superficie del mare non sarà più un confine violato da pochi audaci, e il territorio sommerso sarà per tutti la semplice continuazione della terraferma. Ai bambini si regalerà l’autorespiratore come oggi la bicicletta, e a tutti sarà chiaro perché io chiami «sesto continente» il territorio, oggi ancora sconosciuto, che ha inizio sulla riva del mare.

                                                                                           Bruno Vailati

                                                                  Dirigente della Spedizione Nazionale subacquea nel M.R.

Una citazione dal Capitolo I “Questa è la spedizione” - “Bucher in azione”:
“....Una ripresa che mi ha entusiasmato è stata quella di Bucher in caccia. Non lo avevo mai visto sott’acqua. Sono entrato in mare ed ho atteso che finisse di prepararsi con quella meticolosità che gli è propria. Quando si è immerso, ho incominciato a seguirlo: scendeva lentamente ⎯ vero essere acquatico! ⎯ battendo le pinne con un ritmo preciso a grandi falcate. Ecco, è già sotto di me parecchio, sui diciotto metri: alla sua destra un picco roccioso sale dal fondo si quasi alla sua altezza, da una profondità non valutabile perché non se ne vede la base. Una grossa cernia appare curiosa, veloce, e si piazza a poca distanza dal Campione, nel tipico atteggiamento di osservazione di questi pesci: in posizione cioè perfettamente verticale, agitando le pinne laterali soltanto, fermo tutto il resto del grosso corpo, lievemente aperta la bocca smisurata. Bucher le si avvicina cauto, ma prima che arrivi a tiro il pesce si è infilato verso il fondo spinto dalla forza della larga coda. Ed ecco che anche Bucher si trasfigura: da lento e cauto cacciatore si muta in fulmineo e guizzante assalitore. I suoi muscoli si tendono e lo vedo rannicchiarsi e scattare dietro la preda, verso il fondo, battere le pinne con tal forza da non temere il confronto con quella della già ammirata coda della cernia, scomparire nel blu-verde dei venticinque metri, quasi fosse inghiottito dal mare. Risalgo, continuando a guardare verso il fondo: passano molti secondi prima che l’uomo riappaia. Sceso ad una trentina di metri ha scovato la cernia, le ha sparato, l’ha recuperata ed ora (dita negli occhi), la sta portando in superficie, tranquillo e calmo come se si trattasse di una gitarella. Con un subacqueo simile, penso, non mancheranno le occasioni di «girare» in Mar Rosso scene eccezionali e di vivere avventure emozionanti.”

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